Pro soluto e pro solvendo: significato e differenze

La cessione del credito è una pratica che consiste nella stipula di un accordo tra due soggetti per cui il credito viene trasferito dall'uno all'altro. Il “trasferimento” di questo credito può avvenire gratuitamente o a fronte di una compensazione economica. La cessione del credito, dunque, serve a defiscalizzare i crediti non recuperabili: dimostrando di non poter recuperare il credito, non vengono pagate le imposte ad esso connesso.

Per quanto questo concetto possa sembrare semplice, ancora oggi a molti non è chiara la differenza tra pro soluto e pro solvendo, le due tipologie di cessione.

In questo articolo vedremo qual è il significato di pro solvendo e pro soluto e in cosa si differenziano queste pratiche.

Pro soluto significato

La definizione di pro soluto è un termine derivato dal latino ed entrato nel linguaggio giuridico italiano. Letteralmente, pro soluto significa "a titolo di pagamento". Quando questa espressione viene usata nell'ambito della riscossione dei crediti commerciali, ci si riferisce a una tipologia specifica di cessione del credito.

Nella cessione crediti pro soluto il soggetto che trasferisce il proprio credito (cedente) ad un terzo che lo acquisisce (cessionario) lo fa a titolo gratuito e deve dare una sola garanzia: che il credito esista. Non è importante, invece, che il debitore sia in grado di saldarlo o quali sono le probabilità che questo avvenga.

Una volta ceduto il credito, il cedente non ha più nessun obbligo nei confronti del cessionario.

Pro solvendo significato

Anche la definizione di pro solvendo deriva da una locuzione latina. L’espressione pro solvendo può essere tradotta letteralmente come "ancora da adempiere".

Vediamo, in concreto, cos'è la cessione pro solvendo. In questi casi, il cedente trasferisce il credito che vanta a fronte di un pagamento da parte del cessionario (di solito, una banca o una società finanziaria).

Attenzione, però: il cessionario è responsabile del fatto che tale credito effettivamente esista, che sia ancora valido (non caduto in prescrizione) e che possa essere saldato (quindi che non sia inesigibile). Non solo: deve anche farsi garante del fatto che il debitore, poi, paghi davvero l'importo dovuto.

Quali conseguenze nel caso in cui il debitore si riveli inadempiente? Semplice: il cedente dovrà rimborsare il cessionario dell'importo non saldato dal debitore.

Cessione pro soluto e pro solvendo

Abbiamo visto il significato dei termini pro solvendo e pro soluto e come cambia il rapporto tra cedente e cessionario in questi due casi.

Le differenze tra cessione del credito pro soluto e pro solvendo, però, non sono solo di forma, ma anche sostanziali. Infatti, questi due strumenti vengono impiegati in casi diversi e con obiettivi diversi.

Di preciso, a cosa serve la cessione crediti pro soluto? In primo luogo, a pagare meno tasse. Senza la cessione del credito e quindi l’eliminazione dello stesso dal bilancio, le aziende dovrebbero versare le imposte anche su importi che non hanno davvero incassato. In questo modo, invece, possono ottenere un risparmio fiscale che in certi casi può essere davvero consistente.

La cessione pro solvendo invece è uno strumento finalizzato a ottenere liquidità in tempi rapidi, ma che – a fronte di questo indubbio vantaggio – comporta sicuramente un certo rischio per il creditore originario nei confronti del nuovo titolare del credito.

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